Il Decreto Dignità non ha le ore contate, ma forse i mesi sì. Questo è quanto emerge dalla risoluzione approvata dal Senato, che ha lo scopo di risollevare un settore in profonda crisi come quello del calcio. Tra le misure proposte, c’è anche il ritorno della pubblicità e delle sponsorizzazioni legate al gioco d’azzardo. Ma il percorso è ancora lungo.

Il Governo vuole salvare il calcio con la pubblicità alle scommesse
Pubblicità e gioco: verso l’addio al Decreto Dignità
La strada è ancora lunga, ma il passo compiuto ai primi di marzo in Commissione Cultura del Senato è di quelli importanti. Infatti, è stata approvata la bozza di risoluzione, promossa dal senatore di Fratelli d’Italia Paolo Marcheschi, che punta al rilancio di una delle industrie più importanti del Paese, da tempo in profonda crisi: il calcio, che solo nell’ultimo anno ha perso circa 350 milioni.
Diverse le misure proposte per il rilancio dell’industria del pallone, ma quella che ci interessa di più in questa sede è il possibile ritorno della pubblicità e delle sponsorizzazioni da parte di aziende legate al settore del gioco d’azzardo pubblico legale. La proposta parla di superamento del Decreto Dignità, la legge varata dal Governo Conte 1 che istituiva il divieto totale di pubblicità.
Secondo il sen. Marcheschi, la misura si è rivelata del tutto inefficace allo scopo per il quale era stata istituita, ovvero scongiurare fenomeni di dipendenza da gioco d’azzardo, detta anche “ludopatia”. Ma oltre a questa inefficacia, il divieto ha privato il settore del calcio di tanti soldi, mentre le società straniere hanno continuato a riceverne, aumentando il gap competitivo delle nostre squadre.
Il Governo, il calcio e il gioco: scenari futuri
Naturalmente, l’ipotesi di un ritorno della pubblicità sul gioco d’azzardo nello sport vede la ferma contrarietà dell’opposizione, soprattutto da parte del M5S che era stato il principale promotore del divieto, ma anche dal PD. Questi due partiti sono affiancati da diverse associazioni di consumatori e altre, soprattutto di ispirazione cattolica, convinti che l’abolizione del divieto porti ad aumentare il numero dei “malati di gioco”.
La cosa curiosa è che entrambe le parti si trovano d’accordo su un aspetto, ovvero che il divieto è stato regolarmente aggirato dalle società. Il disaccordo è sul profondo merito della questione, ovvero se un divieto possa mai essere efficace e non, come le cifre dimostrano, un assist per il gigantesco business del gioco illegale, quello off-shore.
La sensazione è che un compromesso si troverà, perché il calcio è troppo importante, ma non sarà semplice. La risoluzione prevede infatti che si crei un fondo per finanziare costruzione e ristrutturazione degli stadi, rilanciare i settori giovanili e promuovere il calcio femminile, con l’1% dei proventi delle scommesse. Ma l’1% di cosa? Se del profit allora sembra ipotesi fattibile, se invece fosse sulla raccolta, allora si complicherebbe tutto.