Un emendamento del Governo alla Legge di Bilancio, approvata di recente, ha introdotto un’imposta unica su diversi tipi di giochi e scommesse, allo scopo di armonizzare la tassazione del settore. Il risultato, però, non è rimasto esente da critiche, soprattutto da parte degli operatori, in un momento molto delicato dell’industria del gioco pubblico, con l’imminente gara per le nuove concessioni.
Legge di Bilancio: ecco l’imposta unica sul gioco
Ogni anno, la Legge di Bilancio porta con sé mesi di infinite discussioni e trattative politiche, riguardanti gli ambiti più disparati. Per quanto riguarda il gioco, c’erano delle misure attese e necessarie, come ad esempio le proroghe tecniche concesse per evitare vuoti normativi in attesa dei bandi di gara, ad esempio su gioco online e sul bingo. Ma ci sono state alcune importanti misure fiscali.
Il Governo Meloni aveva già manifestato intenzione di armonizzare fiscalmente il settore e dunque ha proposto un emendamento, contenuto nell’articolo 12 dopo il comma 3, poi approvato e che contiene la novità della cosiddetta imposta unica, che mira a parificare il trattamento tributario per tipologie di gioco a distanza omologhe. Si sono dunque create nuove fattispecie in vari comparti.
Per i giochi di abilità a distanza con vincita in denaro, ovvero giochi di carte, giochi di sorte a quota fissa e bingo online, l’imposta unica è stabilita nel 25,5% delle somme non restituite al giocatore sotto forma di vincite. Per le scommesse sportive a quota fissa l’imposta è del 24,5% per le scommesse raccolte online e per quelle virtuali, e del 20,5% per quelle raccolte nella rete fisica.
Gioco, tasse e nuove concessioni: gli scenari
La questione sulla tassazione sul gioco è da anni irrisolta, perché chi ne chiede continui aumenti non tiene conto della specificità del settore e delle peculiarità di alcuni comparti, che rischiano di sparire o venire fortemente svantaggiati rispetto al mercato del gioco illegale. C’è poi la questione dei costi già richiesti agli operatori per il nuovo corso del gioco in Italia.
Quando si impongono concessioni a 7 milioni di euro ciascuna, si sta già chiedendo investimenti ingenti agli operatori del settore, che devono valutare attentamente il loro coinvolgimento. Nel momento in cui, dopo avere aumentato i costi di una concessione di 28 volte, si propone anche un aumento delle imposte, alcuni soggetti interessati, soprattutto esteri, potrebbero decidere che non è il caso di investire in Italia.
Rimane da vedere come reagirà il mercato e come andrà il bando di gara, da cui Governo e ADM si aspettano almeno una cinquantina di concessioni vendute. Nel frattempo, va segnalato un comparto che vede la tassazione abbassarsi da questo emendamento. Si tratta delle scommesse ippiche, per le quali l’imposta passa dal 47 al 24,5% per la raccolta online e dal 33 al 20,5% per quella fisica.